Illustrazioni da "La Stampa Sportiva" del 29 luglio 1906 |
Nei primi anni del secolo scorso il volo umano era visto come un’attività pericolosa ed emozionante, priva ancora di un vero interesse pratico, anche se i militari più giovani e attenti ne seguivano con attenzione gli sviluppi. Ascensioni in pallone, dirigibile o tentativi con i primi aeroplani sarebbero oggi considerati alla stregua di sport estremi ma, con la minore sensibilità alla sicurezza di quei tempi, erano catalogati come sport e basta. Ne è prova il fatto che le notizie riguardanti il volo comparivano regolarmente nelle colonne sportive dei quotidiani e che “La Stampa Sportiva”, supplemento settimanale del quotidiano “La Stampa”, sia, in Italia, una importante fonte di informazioni sulle peripezie dei pionieri del volo. L’evoluzione del volo deve molto a questi appassionati, spericolati e spesso benestanti “sportsman”, come li si definiva.
Nel numero del 29 luglio 1906, infatti, il periodico sportivo di Torino ci illustra il lavoro che Santos-Dumont sta facendo su quello che, di li a poco, sarebbe stato il primo aeroplano funzionante realizzato in Europa: il suo trabiccolo di bambù e seta avrebbe infatti completato il primo volo a settembre di quell’anno, consentendogli di vincere Coppa Archdeacon, percorrendo ben 250 metri in aria!
Lo stesso giornale ci porta poi a Napoli per un’altra avventura, questa in campo aerostatico, di cui è protagonista il pilota Enrico Hallecker e due suoi amici: l’avvocato Giulio Francesconi e la moglie Emilia Francesconi-Colonna.
Da "La Stampa" |
In quei giorni, Napoli era in apprensione per l’eruzione del Vesuvio, la maggiore del XX secolo, che provocò gravi distruzioni nei paesi ad est del vulcano.
Due parole sugli istruttori e passeggeri di Hallecker. Ubaldo Pugliesi fu un pioniere del volo in pallone e ufficiale dell’esercito, ma forse la figura più intrigante delle due è Cirillo Steffanini, aeronauta e acrobata di origine milanese (1858-1946) che su “Ad Astra” è erroneamente indicato con il nome di Luigi. Un personaggio assolutamente singolare, una vita intera dedicata al volo in pallone. Con il nome d’arte di Stephenson aveva girato l’Italia per molti anni, proponendo spettacoli con il suo pallone ad aria calda “Forza e Coraggio”, il nome dell’associazione sportiva milanese di cui aveva fatto parte. Dalla fine dell’800, forse sentendo avanzare l’età ma non venir meno la passione, Steffanini decise di stabilirsi a Roma dove aveva effettuato le ultime esibizioni. Sciolse la compagnia itinerante, indossò l’uniforme dell’esercito e si mise al servizio, in qualità di capo-tecnico, degli aerostatieri della Brigata Specialisiti del Genio che, al comando del maggiore Maurizio Moris, è all’origine della nostra aeronautica militare. La sua esperienza e passione furono fondamentali per lo sviluppo del corpo. Successivamente, pur continuando a lavorare per la Brigata Specialisti e non rinunciando alle ascensioni in pallone, mise su una fabbrica artigianale di aerostati a Via Catone a Roma, in zona Piazza Risorgimento, allora fuori città, vendendo diverse macchine all’esercito e ai privati, tra cui quella, di 900 metri cubi, di Hallecker.
Hallecker prese poi parte effettivamente all’Esposizione di Milano. Il “parco aeronautico”, una delle maggiori attrazioni dell’esposizione, comprendeva 12 aerostati, di cui sette italiani, tra i quali quello del “nostro”, peraltro tra i pochi di fabbricazione interamente nazionale. Per la “festa automobilistica ed aeronautica” del 2 maggio, che concludeva l’inaugurazione, prese il volo come sesto, nel primo pomeriggio. A bordo con lui c’erano di nuovo il costruttore Steffanini e la signora Vittoria Lepanto, “molto ammirata per il suo coraggio”. Ebbe una “falsa partenza”, rischiando di ricadere tra automobili e cordoni, ma fu rapidamente trattenuto dai soldati del Genio e rilanciato. Simultaneamente partì la gara delle automobili, per raggiungere i palloni all’atterraggio. Il “nostro” fu recuperato da una Fiat guidata da Weill-Schott. Informazioni da “La Stampa Sportiva” del 13 maggio 1906.
L’ascensione di giovedì 17 maggio 1906, sempre a Milano, fu a dir poco avventurosa. Hallecker provò a prendere il volo assieme al pallone “Fides” dell’Associazione Aeronautica Romana. Il forte vento indusse questo secondo equipaggio a rimandare la partenza, ma non il napoletano: nonostante il pallone fosse sbatacchiato ovunque, con l’aiuto di inservienti, soldati del Genio e numerosi volontari fu trattenuto fino a completare il gonfiaggio e poi lanciato, con a bordo Hallecker e Giannetti, sfiorando i tetti dei padiglioni e le cime degli alberi. Non sappiamo come si concluse il volo, che un giornalista definisce eufemisticamente come “interessante”, ma di certo Hallecker ne uscì integro e determinato a nuove imprese.
Da "La Stampa" |
Anche lo Sparviero sopravvisse al duro trattamento, perché, di ritorno a Napoli, fu impiegato per altre ascensioni, più o meno avventurose. Decollato il 6 aprile, l'aeronauta non diede notizie di se fino alle 18 del giorno dopo, quando riuscì a inviare un telegramma da Altamura, dove era giunto dopo molte ore di volo. “La Stampa” ci tiene a informare che: “Halleker aveva portato con se una modesta collezione di bottiglie di champagne”.
Abbiamo notizia di un’altra ascensione a luglio. La Stampa Sportiva riporta: “A Napoli, dalla spianata del Veloce Club, ha avuto luogo un’ascensione libera dello Sparviero, il bel pallone del signor Hallecker. Alle 5.12, vi montarono il proprietario sig. Enrico Hallecker e il sig. Giovanni Nicolò, dando il segnale di lasciar le gomene. Lo Sparviero s’innalzò rapidamente, poi si fermò e poco dopo prese la volta di Capri. Alle ore 20.55 il pallone discese facilmente a Sorrento, sulla piccola spianata del bagno Regina Giovanna. Massima altezza raggiunta: m. 8000”. La quota dichiarata sembrerebbe, a dire il vero, un po’ eccessiva.
Da "La Stampa" |
Il fatto, in se, non è raro nei racconti di quell’epoca: la “sicurezza” era un concetto tutto da costruire e misure e accordi prima dei tentativi erano approssimativi, per cui molto era lasciato alla fortuna, al buon senso e alla prontezza del momento.
Lo “Sparviero” era perso ma, fortunatamente, i tre occupati se la cavarono con un grosso spavento ma senza danni fisici. Hallecker non perse la passione: acquistò un nuovo aerostato, battezzato “Sparviero II”. Abbiamo notizia di un’ascensione il 24 agosto 1907, partita da santa Lucia a Napoli e conclusasi felicemente nella monumentale Villa Prota di Torre del Greco.
Signor Fortunato mi puo' contattare o darmi un indirizzo (email o facebook) per contattarla ? Sto facendo delle ricerche sulla IMAM ...Lavoro per la Gaijin .
RispondiEliminaMio indirizzo email frantzpergolini@gmail.com
Ho provato a dare seguito alla sua richiesta tramite i canali di cui dispongo, ma purtroppo non sono riuscito a ottenere nulla, anche perché la sua lecita curiosità era su modelli rimasti allo stadio di prototipo o quasi. Spero che, cio nonostante, continui a seguirmi.
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