Benedizione di un Bleriot francesce |
Eccoci alla seconda puntata della serie di articoli divulgativi sull’aeronautica nella Grande Guerra (link al primo articolo).
L’inverno comporta, come sempre, un rallentamento nelle operazioni di guerra. Questo è particolarmente vero per l’arma aerea, perché le macchine di questi anni soffrono il vento e il cattivo tempo più ancora che la contraerea o gli avversari in aria. Le armate anglo-francesi riescono ad arrestare la violenta avanzata tedesca, che si era sviluppata nei primi mesi di guerra, prima che possa arrivare a Parigi. Gli eserciti contrapposti rafforzano le loro posizioni e la guerra assume l’aspetto di trincea che la caratterizzerà fino alla fine. In questo contesto il ruolo della ricognizione aerea cambia di natura e diventa fondamentale: non è più esplorazione di vaste aree, bisogna invece scrutare i dettagli dell’organizzazione difensiva nemica, le postazioni di artiglieria, i nidi di mitragliatrici e tutti i preparativi di un eventuale attacco. Continuano gli esperimenti di fotografia aerea e si cominciano a installare impianti radiotelegrafici suivelivoli da ricognizione, per consentire un rapido trasferimento delle informazioni a terra.
Dirigibile Zeppelin L3 davanti al suo hangar |
Anche le azioni degli Zeppelin tedeschi si diradano. Per la fine dell’anno, fra danni inflitti dal nemico e incidenti di volo, la flotta dell’esercito tedesco è ridotta a soli quattro esemplari. Tuttavia nella notte tra il 19 e il 20 gennaio ha luogo la prima incursione su territorio inglese, ad opera delle aeronavi L 3 e L 4. L’obiettivo dell’attacco è la contea di Humberside nel nord dell’Inghilterra ma, a causa di forti venti, gli Zeppelin sono costretti a ripiegare sulla contea di Norfolk, più a sud, causando quattro vittime, diversi feriti e alcune migliaia di sterline di danni. È il primo di una lunga serie di attacchi, che avranno il loro epicentro sulla città di Londra.
Il 24 gennaio 1915 un singolo Zeppelin della marina tedesca si trova coinvolto nella battaglia navale di Dogger Bank: intercettando la flotta inglese nel corso di una normale missione di ricognizione, si trova costretto a salire al di sopra della quota delle nuvole per mettersi al sicuro dal fuoco nemico poi, anziché inseguire la flotta, ripiega per fornire copertura alle unità tedesche.
Vickers F.B.5. biposto da caccia |
In Gran Bretagna completa i voli di prova il Vickers F.B.5, il primo aeroplano concepito come caccia a entrare in produzione. La forma è insolita ai nostri occhi, con il motore posto dietro l’abitacolo del pilota e la coda sorretta da un traliccio che parte dalle ali biplane. Lo scopo è di lasciare il muso libero e montare una mitragliatrice che faccia fuoco in avanti. D’altra parte, in quei giorni, nemmeno l’aspetto generale dell’aeroplano come oggi lo intendiamo era ancora ben definito. I primi esemplari sono consegnati nel novembre 1914 allo Squadron n. 6 dei Royal Flying Corps (RFC), ma il primo probabile successo in combattimento arriva solo il 25 dicembre, quando l’F.B.5 numero 664, incurante delle “Tregue di Natale” che avevano luogo spontaneamente tra le trincee al di sotto nonostante l’avversione dei comandi, attaccò un monoplano Taube tedesco in ricognizione. La mitragliatrice Lewis si inceppò quasi subito e il combattimento fu completato a colpi di carabina. Il Vickers si diffuse sul fronte occidentale, tuttavia l’epoca d’oro dei caccia a motore spingente durò solo pochi mesi: lenti e vulnerabili negli attacchi alle spalle, saranno presto surclassati dalle nuove generazioni di aeroplani da combattimento. Si trattava solo di una soluzione provvisoria, in attesa di trovare il modo di far sparare una mitragliatrice attraverso il disco dell’elica di un aeroplano di configurazione “normale”, innovazione tecnica che avrà firma tedesca.
Freccetta d’acciaio. Erano lanciate a centinaia, dagli aeroplani, come arma anti-uomo |
In Francia nasce il primo reparto specializzato per il bombardamento, impiegando monomotori Voisin a elica spingente. È un tentativo di superare il blocco rappresentato dalla guerra di trincea, ma si richiede troppo alla limitata capacità dei mezzi, che erano robusti e efficienti ma in grado di trasportare non più di 150 Kg di bombe. Il tipo Voisin fu impiegato anche dai reparti aeronautici italiani.
Bompardiere pesante russo "Ilya Muromets" |
In Russia, invece, nasce la prima unità da bombardamento pesante, che impiega gli enormi biplani Ilya Muromets, i primi quadrimotori della storia, realizzati dal pioniere del volo Igor Sikorsky. L’aeroplano prendeva il nome da un eroe della mitologia russa ed era stato concepito prima della guerra come aereo passeggeri di lusso, aveva ottenuto spettacolari risultati di capacità di trasporto e distanza percorsa, meritando al suo progettista gli elogi dello Zar Nicola II, che lo insignì dell’ordine di San Vladimiro. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917 Sikorsky sarà costretto a espatriare verso gli Stati Uniti ma al momento è uno dei pochi pionieri aeronautici attivi in Russia. Scoppiata la guerra, fu subito evidente che il gigante dell’aria poteva essere sfruttato come bombardiere. Il 10 dicembre nasce il primo reparto da bombardamento, dotato di 10 aeroplani, che però entrerà in azione solo a febbraio.
Bombardiere Capropni CA3 in una versione di inizio guerra |
Anche l’Italia, spaccata tra interventisti e anti-interventisti, si prepara a un’eventuale ingresso in guerra. L’industria ha limitate potenzialità e sono disponibili solo poche squadriglie che impiegano un misto di modelli, per lo più di progettazione straniera. La crescita è rallentata dalla limitata disponibilità di risorse, in gran parte assorbite dall’impegno nella guerra di Libia in cui aeroplani e dirigibili avevano fatto il loro esordio militare. Migliore è la situazione per quanto riguarda i dirigibili, grazie agli sforzi sul tipo semirigido effettuati da pionieri come Crocco e Forlanini, tuttavia l’esercito dispone solo di pochi esemplari di piccola cubatura, soprattutto il tipo P, per “piccolo”, sviluppati da Crocco e Ricaldoni negli stabilimenti militari diVigna di Valle, sul lago di Bracciano. Nell’ottobre 1914 fa il primo volo il biplanotrimotore Caproni Ca.31, il capostipite di una numerosa famiglia di bombardieri, forse i migliori realizzati nel corso della guerra, ma l’evento genera una scia di polemiche: il volo è avvenuto davanti a giornalisti e industriali ma all’oscuro del Ministero della Guerra, che giudica il progetto “militarmente inutile e tecnicamente sbagliato”. Il fatto porta, tra l’altro, all’allontanamento di Giulio Douhet dal Battaglione Aviatori: il vulcanico militare e pensatore originario di Caserta è stato infatti il principale sostenitore del mezzo e il primo teorico della guerra aerea, le sue idee influenzeranno tecnici, politici e militari per decenni.
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